Reddito di formazione

Il lavoro può essere sia emancipazione sia sfruttamento: farlo diventare l’una o l’altra cosa, dipende da noi. Politica, sindacato, imprese. Perché sia emancipazione dobbiamo sempre mettere al centro la dignità del lavoro, non l’assistenzialismo. Perché non sia sfruttamento dobbiamo leggere il lavoro che c’è oggi, non quello che c’era nel Novecento. Che si tratti di un operaio dentro una catena di montaggio o di un giovane dietro a una finta partita IVA, quello che non deve cambiare è la determinazione ad affermare i diritti. Di tutti. La crisi da Covid19 ha dimostrato tutta la debolezza del welfare in Italia. Una debolezza che non possiamo risolvere con qualche bonus mensile dato a destra o a manca. C’è bisogno di una riforma complessiva del nostro stato sociale. La trasformazione tecnologica stava già cambiando i lavori che faremo e il modo in cui lavoreremo. Adesso, questi cambiamenti andranno ancora più veloci e dovremo andare più veloci anche noi. Servono coraggio e immaginazione. Non partiamo da zero, come spesso dimentica la politica nella sua smania di piantare bandierine o lanciare task force. Su questi temi, per esempio, ci sono proposte che i promotori della nostra associazione portano avanti da tempo. Alcune le ricordiamo qui, come semplice punto di partenza di un percorso che vogliamo fare insieme a chi vorrà unirsi a Volare. 

Tanti lavori, stessi diritti

dipendenti o autonomi, che si decida di lavorare in un’organizzazione o di organizzare il proprio lavoro, c’è un nucleo di diritti che devono essere riconosciuti a tutti, dalla formazione permanente a una giusta retribuzione. Affermarli, promuoverli e tutelarli è compito dello Stato sociale. È arrivato il momento di un nuovo Statuto universale delle lavoratrici e dei lavoratori, che accorpi questo nucleo e lo affianchi con gli strumenti che servono per affermare quei diritti oggi.

Salario di formazione

quando perdi un lavoro non devi aspettare di perdere anche la casa per ricevere il reddito di cittadinanza, che è una politica utile – se corretta – per contrastare la povertà, ma che non serve a dare una garanzia del reddito vera e politiche del lavoro e della formazione degne di questo nome. Serve un nuovo sistema di ammortizzatori sociali per tutti, dipendenti e autonomi. A partire da un salario di formazione che dia una garanzia del reddito forte e legata a una formazione credibile ai giovani che cercano un lavoro per la prima volta, ai disoccupati che l’hanno appena perso e agli autonomi che fronteggiano forti cali di attività indipendenti dalla loro volontà.

Accendiamo la luce

in Italia c’è ancora troppo lavoro nero, troppa elusione dei diritti riconosciuti dalla legge o dai contratti collettivi. Perché i diritti non basta scriverli sulla carta, c’è bisogno di farli conoscere e di non lasciare solo nessuno quando si tratta di farli valere. Spesso il lavoro nero nasce dallo sfruttamento di chi non ha alternative per arrivare a fine mese. Accendiamo la luce, diamo alternative a tutti. Con un percorso di accompagnamento che offra reddito, casa e formazione a chi ha il coraggio di denunciare la propria condizione di sfruttamento.

proposte

GIUSTA RETRIBUZIONE

Proposta del Sen. Tommaso Nannicini per un salario minimo individuato nei contratti collettivi firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi sul piano nazionale, estendendo le tutele a tutte le lavoratrici e i lavoratori e istituendo per i rapporti di lavoro subordinati non coperti dalla contrattazione collettiva un salario di garanzia determinato tramite una Commissione paritetica di rappresentanti di lavoratori e imprese rappresentate al CNEL

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Reddito di formazione

Proposta del Sen. Tommaso Nannicini per un reddito di formazione che unisca il sostegno economico ad un percorso fatto di bilancio e certificazione delle competenze, orientamento, formazione e sostegno alla mobilità

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Uno Statuto nuovo

di Chiara Gribaudo

La necessità di riscrivere uno Statuto che contempli le nuove fragilità, ovvero quelle che non c’erano cinquant’anni fa.

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#siamopari

di Chiara Gribaudo

Siamo pari e indispensabili per la crescita: per Bankitalia più donne vuol dire 7 punti di Pil in più

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